Come è la situazione dei freelance in Italia? Quanti sono?
L’Italia è al primo posto tra i Paesi dell’Unione Europea per numero di freelance e liberi professionisti; il numero registrato nel 2020 è pari a 3 milioni e 500mila unità.
Il numero dei freelance in Italia è esponenzialmente cresciuto negli ultimi anni.
Freelance digitali, chi sono?
Trattasi di tutti quei professionisti che vivono la rivoluzione digitale come un’opportunità di crescita aziendale e personale. Rientrano nella categoria dei freelance digitali le professionalità legate all’ICT (Information e Communication Technology), le professioni con competenze matematiche ed informatiche tra cui analisi dei dati della sicurezza informatica, intelligenza artificiale ed analisi di mercato.
Tra le nuove professioni si possono annoverare data scientist, cloud computing expert, cyber security expert, social media manager ed esperti che, a più ampio raggio, offrono servizi tributari e legali. Oltre chiaramente ai professionisti nel settore Search Engine Marketing, ovvero tutte le discipline, che hanno come piazza di esecuzione i motori di ricerca, tra cui specialisti nell’advertising o ottimizzazione.
Non bisogna dimenticare altri professionisti freelance digitali come i giornalisti collaboratori, fotografi, fotoreporter, addetti stampa, commercialisti, architetti, artisti, geometri e tutti coloro i quali svolgono professioni legate al Web (copywriter, photo editor, illustratori grafici, videomaker, designer).
Da un’indagine risulta che nel primo trimestre del 2020 sono state aperte 158.740 partite IVA. Se questo dato si confronta con lo stesso periodo dell’anno 2019, si nota che vi è stata una contrazione pari al 19,7%, allarmante è il calo del 50% di aperture avvenute nel marzo 2020, se confrontate con lo stesso periodo del 2019, sicuramente riconducibile alla pandemia Covid-19.
La causa di tale situazione non è sconosciuta, anzi. La pandemia dovuta all’aggressione del Covid – 19 ha, irrimediabilmente, segnato e debilitato i mercati non solo italiani. Nella tragicità della situazione globale vissuta, il web ha permesso la nascita, crescita e sviluppo di alcune nuove professioni. Il lockdown, le restrizioni strettamente legate alla necessità di limitare la diffusione del contagio, se da un lato hanno arrecato notevoli danni ad alcune imprese e settori produttivi, dall’altro hanno favorito una maggiore attenzione verso quei settori che prevedevano la possibilità di lavorare e produrre utilizzando la modalità smartworking.
Cosa si intende per professione?
Con il termine professione si intende l’attività lavorativa sia manuale che intellettuale esercitata in modo continuativo ed abituale a scopo di guadagno.
Per l’esercizio di alcune professioni è necessario il conseguimento di un titolo di studio universitario specifico e, in alcuni casi, è indispensabile il superamento dell’esame di Stato per l’iscrizione all’albo. Il requisito legato al titolo di studio è importante in quanto garantisce che il professionista abbia un’adeguata formazione e preparazione teorica, deontologica e pratica.
Per professione intellettuale si intendono tutte quelle attività ove la componente intellettuale supera di gran lunga quella manuale.
Nello specifico, il contratto d’opera intellettuale (art. 2230 c.c.) presuppone quanto segue:
- Carattere intellettuale della prestazione;
- Discrezionalità del prestatore d’opera nell’esecuzione della stessa;
- L’oggetto della prestazione è il mero compimento della stessa;
- Il carattere personale dell’incarico assunto vale a dire che il professionista può avvalersi di collaboratori ausiliari purché, questo, sia previsto dal contratto e sia compatibile con l’oggetto della prestazione.
Quando si ha a che fare con le professioni intellettuali è opportuno parlare di obbligo di mezzi piuttosto che di risultato. Come si evince dallo studio del Codice Civile, i professionisti intellettuali sono sottoposti ad una particolare disciplina strettamente legata alla responsabilità civile.
Dati natura giuridica primo tremestre 2020
Prendendo in esame i dati suddivisi per natura giuridica possiamo riscontrare quanto segue.
- Il 76, 1% delle nuove aperture di Partita IVA è stato effettuato dalle persone fisiche;
- Il 18,6% dalle società di capitali;
- 3,6% dalle società di persone;
- 1,6% composto dalle quote dei non residenti ed altre forme giuridiche.
Confrontando i dati con l’anno 2019 balzano agli occhi dei cali di aperture, nello specifico:
- – 17,1% delle società di persone;
- -20,7% delle persone fisiche.
Ripartizione territoriale
Per quanto concerne la ripartizione territoriale, lo schema mostra la collocazione geografica delle nuove aperture di Partita IVA.
- 45,2% al Nord;
- 21,5% al Centro;
- Circa il 33% al Sud e nelle Isole.
Settore produttivo primo trimestre 2020
Volendo leggere i dati prestando attenzione al settore produttivo, si può schematizzare la situazione delle nuove aperture di Partita IVA relativa al primo trimestre 2020 nel seguente modo:
- Attività professionali 19,7% del totale;
- Commercio 17,1%;
- Costruzioni 9,7%.
Il confronto con lo stesso periodo del 2019 evidenzia che il calo maggiore si è registrato nel settore che attiene alle attività di intrattenimento (- 24,9%, nel mese di marzo calo registrato – 63,9%). Il settore della sanità ha, di contro, registrato un calo meno evidente rispetto agli altri settori (-10,5%).
Per quanto concerne le persone fisiche si può affermare che i nuovi avviamenti nell’anno 2020 sono stati operati da giovani fino a 35 anni, il 31,7% da appartenenti alla fascia di età compresa tra 36 e 50 anni.
Analizzando un altro aspetto legato alle persone fisiche, ossia il Paese di nascita risulta evidente che il 14,5% delle aperture è stato avviato da gente nata in Paesi esteri.
Andando ad approfondire l’anno 2019 possiamo osservare quanto segue.
Innanzitutto, si è registrato un incremento rispetto al precedente anno del +6,4% riguardante l’apertura di partite IVA.
Persone fisiche con partita IVA anno 2019
Analizzando l’anno 2019 dal punto di vista delle persone fisiche emerge che il 62, 6% delle nuove partite IVA sia stato aperto da soggetti di sesso maschile. Scendendo più nel dettaglio, il 44,8% sono state avviate da giovani under 35, ed il 32,5% compresi nella fascia d’età 36 – 50 anni.
Dal punto di vista del Paese di nascita è evidente che il 17,4% degli avvianti è nato in un Paese diverso dall’Italia.
Una ricerca risalente all’anno 2017 dimostra come i freelance occupino il 26% del mercato del lavoro, con un tasso di crescita a ritmo costante pari al 21%.
Come ci mostra il grafico riportato di seguito, dal 2009 al 2018 vi è stato un incremento di circa 282 mila liberi professionisti.
Un incremento che ha coinvolto buona parte dei settori produttivi italiani.
Settori per partita IVA in Italia, dati 2009 fino al 2018
Il settore socio – sanitario, come si evince, ha registrato nel periodo in oggetto (2009 – 2018) un incremento occupazionale pari al 53% seguito da altre professioni che abbracciano vari ambiti:
- Scientifico (+ 38%);
- Servizi alle imprese e altre attività (+17%);
- Area legale (+13%);
- Area amministrativa (+ 8%);
- Commercio, finanza ed immobiliare (+ 6%);
- Area tecnica (+5%).
Continuiamo la nostra indagine a ritroso nel tempo. Giungiamo ad analizzare la situazione delle partite IVA in Italia nell’anno 2016.
Basandoci su statistiche Istat, Isfol e Censis possiamo scrivere quanto segue:
- Circa 8,2 milioni Partite IVA esistenti;
- Circa 6,2 milioni Partite IVA attive;
- Circa 3,9 milioni Partite IVA di persone fisiche;
- Circa 1,9 milioni i professionisti iscritti in 27 ordini che generano circa il 6,6% del PIL;
- Circa 3,5 milioni di professionisti non organizzati in ordine e collegi di cui circa 1 milione iscritti in associazioni professionali che generano il 9% del PIL a livello individuale ed il 21% con le aziende collegate.
Nel periodo temporale analizzato di seguito (2011 – 2015) il numero dei freelance è cresciuto esponenzialmente.
Dall’indagine che analizza gli anni 2011 – 2015 risulta che il 42,8% dei freelance sono donne; circa il 70% sono in possesso di una Laurea ed il 34,6% ha un’età al di sotto dei 40 anni.
Come abbiamo avuto modo di osservare la presenza dei professionisti freelance è andata, nel corso del tempo e degli anni, sempre più affermandosi. Per concludere poniamo un ultimo quesito a cui tenteremo di dar una risposta.
Quanto guadagna un titolare di partita IVA?
Studi condotti da Confcommercio hanno rivelato che negli ultimi anni il guadagno di freelance e professionisti indipendenti sia diminuito del 24,5%. Gli studi dimostrano una crescita esponenziale de freelance soprattutto nel settore riguardante i servizi. In dieci anni, infatti, l’incremento registrato è pari al 68%.
Nonostante la crescita non trascurabile, di contro si è registrato un trend contrario e negativo per quanto riguarda i guadagni. Il reddito pro – capite si è ridotto di quasi un quarto, ad oggi un libero professionista guadagna circa 16200 euro mentre un dipendente percepisce in media 27740 euro.
La situazione economica dei liberi professionisti è alla base dell’aumento delle partite IVA aperte in regime forfettario (o agevolato), causando una sostanziale diminuzione della presenza sul mercato di attività in regime di contabilità ordinaria.
Nonostante questi dati, a dir la verità poco rassicuranti per le partite IVA, il mondo dei liberi professionisti e dei freelance non si ferma. Anzi! Un mondo in fermento, in continua evoluzione e crescita, costituito da un popolo di affamati e folli che credono nelle proprie capacità ed aspettano tempi migliori senza perdere la voglia di formarsi e di affermarsi.
Il web offre numerose possibilità di crescita. Certamente è necessario essere competenti, qualificati, formati. Una possibilità di crescita e di sviluppo, quella che offre il web, tanto per i liberi professionisti quanto per le aziende.
Quali sono i lavori del futuro?
Non si può tentar di rispondere senza tener conto dell’importanza della Rete Internet e dei dispositivi tecnologici. Molte aziende italiane stanno rivalutando positivamente la necessità di aver un sito e – commerce e, soprattutto, un professionista che se ne occupi affinché l’investimento porti dei frutti.
Tale figura è conosciuta come e – commerce manager. Considerata la sempre maggiore importanza del web per lo sviluppo aziendale, sarebbe opportuno che ciascuna si affidasse all’esperienza e competenze di uno specialista in sicurezza informatica.
Le opportunità offerte dal web sono molteplici. Un professionista non deve far altro che prepararsi, formarsi e coglierle. Resilienza, formazione, professionalità, voglia di mettersi in gioco e di dare il meglio di sé. Questi gli elementi indispensabili per costruire un futuro di crescita e sviluppo.