Il ruolo del Growth Hacker nel futuro
Il Growth Hacker sarà una delle professioni più richieste nei prossimi anni, questo è quanto riportato da una ricerca di Alteredu che, insieme a figure quali il Cloud Architect, lo UX Designer e il Chief Happiness Officer o Manager della felicità.
Quello del Growth Hacker è un ruolo che ha preso sempre più piede anche in Europa, dopo un iniziale sviluppo negli States, fra le startup della Silicon Valley.
In Italia si stanno affacciando sul mercato del lavoro sempre più Growth Hacker: ma di cosa si occupano esattamente?
Le origini del Growth Hacker
Il Growth Hacking nasce convenzionalmente il 26 luglio 2010 quando Sean Ellis (il leggendario ideatore del referral program di Dropbox) scrive un post dal titolo “Find a Growth Hacker for Your Start Up”. In questo post, Ellis definisce il Growth Hacker come una persona il cui vero nord è la crescita: ma cosa significa?
A differenza degli approcci “markettari” tradizionali, quello del Growth Hacker è un mindset che mira unicamente alla crescita, con strumenti concreti e metriche misurabili. Tuttavia, ciò che contraddistingue il lavoro di questa nuova figura professionale è la sperimentazione. Una delle definizioni più famose sul Growth Hacking è infatti quella offerta da Wikipedia, e parla proprio di questo: “Il Growth Hacking è un processo di sperimentazione rapida sul prodotto e sui canali di marketing per trovare il modo più efficiente per far crescere un business”. Qual è dunque il ruolo della sperimentazione nella crescita di un business?
Il Growth Hacking come processo
Per comprendere appieno la filosofia del Growth Hacker, è importante considerare il Growth Hacking come un processo. Il ciclo è molto semplice e si divide in quattro step:
- Analisi: in questa fase ci si concentra su tutte quelle analisi preliminari su prodotto e canali che permettono d’individuare con maggior facilità le soluzioni vincenti per una crescita rapida. I dati sono la stella polare del Growth Hacker, per quello si parla di decisioni data-driven; ogni scelta deve essere giustificata da una solida base di dati.
- Ideazione: è il momento in cui emerge la creatività del Growth Hacker. Sì, perché non è solo un tecnico, è anche un “creativo della crescita”, un professionista il cui mindset consente di trovare delle soluzioni laddove alcuni vedono solo problemi. Può essere di grande aiuto lavorare in team, in modo da condividere idee e proposte attraverso brainstorming e mindmap.
- Prioritizzazione: penultima fase. A questo punto del processo bisogna tornare con i piedi per terra e dare spazio alla concretezza, incrociando i dati raccolti dalle prime analisi con le proposte emerse nella seconda fase. Ci sono diversi tool per dare un ordine alle idee in base a rilevanza e fattibilità, ma la cosa più importante è avere un ranking chiaro intorno al quale muoversi nell’ultima fase.
- Esecuzione: il momento dell’operatività, in cui si mettono in pratica i primi esperimenti su canali e prodotto. Non tutti andranno subito a buon fine, anzi, ci sono buone probabilità che la maggior parte degli esperimenti saranno fallimentari. Tuttavia, nella mentalità del Growth Hacker, un fallimento non è visto come un insuccesso, ma come un’occasione di crescita per avere delle informazioni più e, soprattutto, nuovi dati su cui lavorare per far ripartire il processo.
La preparazione del Growth Hacker
Nel mondo delle Risorse Umane, il Growth Hacker è definito come un classico esempio di “T-shaped profile”, ovvero un profilo a “T”. Ciò che vuol dire? Un profilo a “T” è riferito a una figura professionale le cui competenze non si sviluppano in verticale su uno specifico ramo, ma vanno a toccare più competenze anche di settori e discipline differenti.
Per questo motivo, il Growth Hacker ideale non deve essere un super specialista, ma è importante che abbia una preparazione tale da gestire il processo di crescita nella sua interezza, intervenendo sui diversi momenti di sviluppo dello stesso e interagendo con professionisti diversi. Un Growth Hacker deve infatti essere un software developer, un marketer, un product manager e un creativo allo stesso tempo. Non importa eccellere in ciascuna di queste discipline, è sufficiente avere delle conoscenze di base che consentano di proporre e sperimentare soluzioni alternative per aiutare il business a crescere velocemente.
Un Growth Hacker per la tua startup
Tutti i business hanno bisogno di crescere, non esiste un’azienda che non abbia questa esigenza. Partendo da questo presupposto, è normale rispondersi alla domanda sul perché la figura del Growth Hacker sarà sempre più richiesta sul mercato del lavoro nei prossimi anni; ma è proprio partendo dal mondo startup che questo professionista trova terreno fertile per i suoi esperimenti.
Il mindset particolare che spinge il Growth Hacker a trovare la soluzione più efficiente, anche dal punto di vista economico, per la crescita di un business, lo rende il professionista ideale per startup giovani, ambiziose, ma con un budget limitato. Non a caso, il Growth Hacking nasce proprio nella vivace Silicon Valley, dove le startup più innovative del mondo danno vita ai loro progetti facendo i conti con budget e scalabilità del business.
La crescita può essere sviluppata a qualsiasi livello, sia per la grande multinazionale che per la startup fondata da un gruppo di amici neolaureati. L’importante è tenere a mente che il processo, per quanto orientato a una crescita rapida, richiede pazienza ed estrema fiducia. Il Growth Hacker è spesso un freelance, che dedica le sue energie coordinando un team più o meno piccolo di professionisti con competenze diverse ma uniti da una convinzione, cioè che per crescere bisogna sperimentare. Che tu abbia una startup, una PMI o un’azienda con una posizione già consolidata sul mercato, rivolgerti a un Growth Hacker è una delle scelte vincenti che potresti fare per dare una spinta al tuo business e aggiungere al tempo stesso una ventata di novità all’interno del tuo team. Naviga all’interno del nostro portale, e trova il professionista ideale per formare il tuo team di crescita.