Come funziona la cassa previdenziale per freelance

La cassa previdenziale per i freelance

In queste settimane abbiamo parlato di fatturazione per freelance, sia per chi ha la partita Iva e deve fare un calcolo delle tasse sul suo reddito annuo, sia per chi è ancora agli inizi e opera con la ritenuta d’acconto.  Oggi cerchiamo di capire come lavora un freelance in ottica futura, per versare contributi che gli consentano di avere una pensione.

 

Sì, hai letto bene, abbiamo scritto proprio pensione. Sappiamo che quando si parla di liberi professionisti o di lavoro da casa questa parola intimidisce ma sappi che, anche se non esiste in via ufficiale una cassa previdenziale per freelance, è comunque possibile versare i contributi di previdenza e pensare al futuro.

 

I contributi previdenziali del freelance

Facciamo subito una distinzione. Esiste il libero professionista iscritto all’albo (detto anche ordine professionale) (il geometra, l’ingegnere, il commercialista, il giornalista e tanti altri lavoratori in diversi ambiti di lavoro) ed esiste il professionista che non ha nessun albo a cui iscriversi, come per esempio un copywriter o un traduttore online).
Con l’iscrizione all’albo il professionista ha una sua cassa di previdenza e il lavoratore versa importi annuali in base alla cassa previdenziale a cui appartiene. In Italia, le principali casse sono queste:

 

  • Cassa nazionale del Notariato (CNN)
  • Cassa Forense o Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense (CNPAF)
  • Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti (CIPAG)
  • Cassa Ragionieri e Periti Commerciali
  • Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza a favore dei Dottori Commercialisti (CNPADC)
  • Cassa Biologi (ENPAB)
  • Cassa Consulenti del Lavoro (ENPACL)
  • Cassa dei Farmacisti (ENPAF)
  • Cassa Agrotecnici e Periti Agrari (ENPAIA)
  • Cassa Medici (ENPAM)
  • Cassa Psicologi (ENPAP)
  • Cassa Veterinari (ENPAV)
  • Cassa Dottori Agronomi, Forestali, Attuari, Chimici, Geologi (EPAP)
  • Cassa Periti Industriali (EPPI)
  • Cassa Ingegneri e Architetti (INARCASSA)
  • Cassa Giornalisti e Liberi Professionisti (INPGI)
  • Cassa Infermieri, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d’Infanzia (ENPAPI)
  • Enasarco

 

Che cosa succede per tutti i liberi professionisti con Partita Iva non iscritti a una cassa previdenziale? A loro spetta l’iscrizione alla gestione separata INPS, a cui dovrai versare ogni anno dei contributi per la tua pensione. Sono obbligati all’iscrizione alla gestione separata tutte le partite Iva senza cassa ma anche i lavoratori che pur operando in prestazione occasionale e con ritenuta d’acconto superano il reddito annuale lordo di 5000 mila.

 

In fase di iscrizione dovrai dichiarare la data di inizio della tua attività, i dati della Partita Iva e il settore in cui operi, in base al quale ti verrà riconosciuto un codice ATECO che sarà di riferimento all’attività. Per curare questo aspetto e iscriverti alla gestione separata INPS ti consigliamo di chiedere aiuto a un commercialista o a un consulente del lavoro. Se è vero che puoi andare allo sportello di una filiale INPS e fare tutto da solo, per un libero professionista con partita Iva è sempre consigliato il supporto di un esperto contabile che ti aggiorni sulle finanziarie e le normative in vigore e che ti liberi di tutte le responsabilità di conteggi e calcoli delle tasse da pagare.

 

Requisiti per l’iscrizione alla gestione separata INPS

Questi i requisiti da avere per iscriversi alla gestione separata dell’INPS:

 

  1. Devi svolgere un lavoro a contenuto artistico o professionale;
  2. Devi operare come lavoratore autonomo (e questo è il motivo per cui i freelance devono iscriversi);
  3. Devi avere un’attività in proprio abituale, non sporadica;
  4. Devi svolgere il lavoro per te stesso come persona fisica, non con una natura giuridica di impresa.

I contributi da versare ogni anno

Capirai che è abbastanza difficile comprendere quanto dovrai versare all’INPS per la tua gestione separata ma ti diamo qualche indicazione di massima per entrare meglio nell’argomento. Il conteggio si fa sempre in base al reddito lordo effettuato in un anno d’esercizio, per arrivare a calcolare un imponibile previdenziale dato dai compensi percepiti e le spese che hai sostenuto per la tua attività.
Considera però che questo calcolo è meglio che lo spieghi un esperto di settore, ti saprà aiutare a capire meglio. In linea generale devi sapere che sull’imponibile previdenziale si applica un’aliquota precisa. Nel 2020 l’aliquota per la gestione separata per un freelance non iscritto a un ordine professionale è stata confermata al 25% a cui si aggiunge lo 0,72% per la quota maternità malattia pensione. Nello specifico questa aliquota si applica per diverse categorie:

 

  • Lavoratori freelance e professionisti iscritti alla gestione separata dell’INPS
  • Lavoratori autonomi obbligati a iscriversi a un Albo professionale
  • Lavoratori autonomi obbligati a iscriversi a una cassa di previdenza privatizzata

 

C’è speranza per una pensione al freelance?

Certo che sì. Se anche tu da freelance ti stai chiedendo se potrai goderti una pensione dopo anni di lavoro, la risposta è affermativa. Certo, così come spiegano gli esperti contabili, un lavoratore autonomo non avrà mai i contributi previdenziali di un lavoratore dipendente ma questo è il prezzo da pagare per un’attività che si ama fare in proprio, senza vincoli né capi, con stimoli costanti e tanta voglia di fare carriera, sempre in crescita. E questo sai bene che cosa significa, vero? Più fatturi, più versi all’INPS o alla tua cassa previdenziale e più è alto il tuo gruzzolo per il futuro, quello che stai mettendo da parte per una pensione dignitosa.